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Sul filo dell'emigrazione

 

 

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Sul filo dell'emigrazione

 

 

 
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Titolo: SUL FILO DELL'EMIGRAZIONE
Casa editrice: Centro Studi Judicaria, collana Judicaria Summa Laganensis
Anno: 2016

 

Sinossi

Dieci storie tra Trentino, Stati Uniti e Inghilterra per raccontare come alcuni emigranti hanno trasformato, nel giro di poche generazioni, un lavoro povero come l'arrotino in un business globale. L'emigrazione dei moleti dalla Val Rendena (Tn) verso le capitali del mondo anglosassone rivela in queste storie nuovi ed attuali contorni, che danno al fenomeno locale le caratteristiche di una vera e propria epopea a livello internazionale. La complessa rete di conoscenze, relazioni e imprenditorialità a cavallo tra terra natale e quella adottiva ha prodotto esempi vincenti di nuova economia non solo in termini di impresa individuale, ma anche associativi, dimostrando, ieri come oggi, il valore delle comunità d'orgine.

 

 

 
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il libro


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La storia

Raccontare più generazioni di arrotini ha significato osservare dove hanno portato le tracce di alcuni pionieri di questo mestiere. In piccole valli come la Rendena ci sono stati tempi in cui era tangibile che le vicende personali erano anche storia collettiva di una popolazione, per questo l'emigrazione del moleta venne elaborata e tramandata come fenomeno di comunità.

Passato il tempo del lavoro ambulante, quello che molti di noi identificano con il suono sotto la finestra di una voce che urla “è arrivato l'arrotino”, oggi i discendenti degli emigranti non fanno più gli arrotini come li conosciamo in Italia, ma sono diventati degli operatori dell’industria del food equipment, un business redditizio, realizzato da piccole-medie imprese a conduzione famigliare, messe in rete tra loro grazie ad un'associazione di compaesani che nel tempo è diventata anche associazione di categoria.

Rendenesi di nascita e rendenesi adottati, in queste nuove storie entra con forza il cambiamento che il mondo ha avuto negli ultimi vent'anni, anche all'interno del “piccolo mondo” dei moleti: crescita delle ditte e apertura di nuovi rami di commercio limitrofi ai coltelli, investimenti nei nuovi mercati asiatici, vendita globalizzata tramite l'e-commerce. Questi aspetti procedono paralleli allo svuotamento delle realtà associative, nipoti che parlano solo inglese, la Valle come posto agognato in cui tornare per passare la vecchiaia che si scontra però con la realtà di una vita e una famiglia costruita e cresciuta all'estero. E quindi la Rendena come meta delle vacanze, come luogo della casa in estate, come punto d'inizio di un dedalo di storie da qui partite e sviluppatesi in tante direzioni, ormai sempre più intrecciate e sempre più lontane, nel tempo e nella percezione delle persone.

 

 

 

La ricerca

Il volume esce dopo cinque anni di ricerche condotte da Patrick Grassi per il Centro Studi Judicaria in collaborazione con il Museo Storico del Trentino, attraverso studi archivistici e interviste sul campo, in Val Rendena e a Londra. A partire dal 2011 estratti della ricerca sono usciti a puntate sulla rivista Judicaria, fino ad arrivare nel 2016 al redazione di questo "saggio raccontato" in cui il rigore storiografico è accompagnato da una cura per la narrazione che spesso lo fa assomigliare più ad un romanzo.

Il testo porta alla luce informazioni inedite grazie a fotografie, documenti e storie di figli e nipoti che ancora oggi continuano con successo la professione dell'arrotino in America e Inghilterra.

Una ricerca di così ampio respiro non è stata però semplice perchè scrivere la storia delle persone è sempre un compito difficile, anche per chi ha una certa dimestichezza con le parole, soprattutto quando questa storia è ancora in atto:

«Per scrivere questo libro ho fatto molte ricerche, negli archivi e sul campo, poi nella scrittura ho cercato una strada personale per dare senso e spessore a quelle che altrimenti sarebbero rimaste semplici cronache. Chiedere ad una persona di raccontare un fatto passato molto spesso significa dare nuova forma ad una realtà che negli anni è diventata liquida, suscettibile ai cambiamenti del contesto e del contenitore che la ospita. Questo può essere un ostacolo se si cerca una completa oggettività della storia, diventa una risorsa nel momento in cui si sa ascoltare veramente le persone e si legge oltre le parole che raccontano. I gesti, i modi di dire che vengono più naturali, gli episodi su cui un intervistato si sofferma per minuti e i fatti su cui invece passa via veloce, sono tutti elementi che ho fatto confluire in quelli che mi piace più definire come “racconti d'emigrazione” che “studi sull'emigrazione” ».

 

 
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